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__ Accarezzo meccanicamente i riccioli, sudaticci,di mia figlia Stefania detta Stefi, che se ne sta buona nel passeggino e si mangia entrambe le mani. Olli è a tre passi da noi, appoggiato al muro, e legge facendo finta di non conoscerci. Olli, il mio undicenne primogenito Orlando Maria detto Olli, è così: si porta sempre dietro un libro, dice «non si sa mai», non sopporta di stare col naso per aria e quindi, quando si trova nella spiacevole situazione di dover aspettare, tira fuori il suo libro e legge. [...] ____ «Scusa mamma» mi fa Olli, «ma questa fanciulla lo sa che deve venire in vacanza con noi?» «Certo che lo sa.» «E lo sa a che ora parte il traghetto?» «Certo che lo sa.» _1_ Non arriva. Ho già chiamato il taxi, e lei non arriva. Metto l’allarme, chiudo casa, scendiamo in strada con le valigie, i borsoni, i sacchetti, tutto allineato compatto ai nostri piedi: bravi, non ingombriamo più di tre metri quadri circa di marciapiede. E lei non arriva. ____ Il taxista scende, sistema i bagagli, si rimette al volante. Dopo un bel pò ridiscende e ci guarda interrogativo: nessuno di noi si è mosso per salire. Gli spiego che stiamo aspettando una persona, allora anche lui si dispone ad aspettare: si appoggia al cofano della sua Palio Weekend, incrocia le gambe, le braccia conserte, e guarda più o meno nel vuoto. Imbarazzante aspettare con un taxista che aspetta con noi. |